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Il sito archeologico di Peltuinum


Il sito archeologico di Peltuinum

Il sito di Peltuinum, il cui territorio è oggi compreso nei comuni di Prata d’Ansidonia e San Pio delle Camere è incorniciato a nord dal massiccio del Gran Sasso e a sud dal gruppo montuoso Sirente-Velino, vicino ai quattro grandi Parchi. Fondata fra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. nel territorio abitato dal popolo dei Vestini, Peltuinum si estende su un pianoro sopraelevato rispetto all’Altopiano di Navelli. La città aveva un ruolo sia politico sia economico, strategico nel controllo dei traffici commerciali legati ai percorsi della transumanza; anche in tempi più vicini a noi il pianoro era attraversato dal Regio Tratturo Borbonico, le cui strutture doganali si sono insediate sul sistema di ingresso della città romana.

La vita della città termina intorno al IV secolo, forse a causa di un terremoto più forte di quelli che l’avevano colpita in precedenza. Alla fase di abbandono segue un’intensa attività di spoliazione del materiale edilizio, confermato dai numerosi frammenti di decorazioni architettoniche, capitelli, colonne, grandi blocchi calcarei, sicuramente provenienti dagli edifici della città romana, riutilizzati nelle chiese e nei castelli medievali della vallata (in particolare nelle chiese di San Paolo a Peltuinum, Prata d’Ansidonia, Bominaco). Le prime campagne di scavo nella città furono condotte tra il 1983 e il 1985 e diedero particolare attenzione a quello che poi si è rivelato essere un imponente complesso teatro-tempio, che riprende modelli architettonici e urbanistici tipici della Roma augustea. Gli scavi misero in luce il tempio con il portico a tre bracci che lo circondava e parte del teatro. Tra il 1986 e il 1996, la Soprintendenza ha quindi realizzato lavori volti al consolidamento e alla valorizzazione delle strutture note. Tra il 2000 e il 2002 le campagne di scavo si sono concentrate nell’area del teatro, portandone in luce tanti interessanti angoli.

Castel Camponeschi, cuore Medievale d’Abruzzo


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Spesso il silenzio la fa da padrone nella Piana di Navelli, cuore medievale della regione Abruzzo, punteggiata da borghi  in pietra, castelli e antiche chiese. Ci si trova così in una vera e propria terra di mezzo della storia, della civiltà e delle tante architetture dell’Italia centrale. È lungo il Tratturo Magno che, come camminando nella storia, si incontra Castel Camponeschi, borgo fortificato sito sulla piana di Prata d’Ansidonia, costruito intorno al XIII secolo (rimaneggiato poi nel XV secolo) e che rappresentava l’originale castrum di Prata. L’impianto è costituito da una cinta muraria rettangolare con resti di torri, unite ad abitazioni e palazzi. Si tratta di un borgo murato abbastanza singolare in Abruzzo, in quanto i borghi castellati della regione sono in genere costituiti da impianti nei quali i muri esterni sono anche cinta muraria difensiva, mentre qui la cerchia di mura non coincide con i muri esterni delle case che rimangono quindi staccate; inoltre si distingue dagli altri castelli, oltre che per i notevoli accorgimenti difensivi che lo connotano, anche per la splendida collocazione ambientale e per il diffuso riutilizzo di elementi lapidei tratti dalla vicina Peltuinum

All’interno della cinta muraria, la Chiesa di San Pietro dallo stile medievale, con la facciata piatta, due portali e due piccoli rosoni. L’interno è diviso in due navate e il campanile è ricavato in una delle torri. Il borgo fortificato di Castel Camponeschi, sia per i notevoli accorgimenti difensivi che lo caratterizzano, sia per la suggestiva collocazione ambientale ed anche per il diffuso riutilizzo di elementi lapidei tratti dalla vicina Peltuinum, rappresenta un unicum in Abruzzo.

Navelli e il suo zafferano


Navelli e il suo zafferano

Si narra che il Crocus Sativus Linneo mise le sue radici nella piana di Navelli circa ottocento anni fa, intorno al 1200, grazie agli esperimenti di un monaco domenicano, appassionato di agricoltura, appartenente alla famiglia Santucci di Navelli. Ed ebbe ragione: difatti, lo zafferano qui trovò un habitat molto favorevole. Da allora, ogni autunno, quando la natura sta per mettersi a risposo, nella piana di Navelli, la piccola pianta del Crocus Sativus Linneo è ancora nel pieno del suo ciclo vitale. La sua faticosa maturazione culminerà a fine ottobre, quando la pianta avrà raggiunto i 12-40 centimetri di altezza necessari per sorreggere il suo fiore meraviglioso e soprattutto pregiato. In questa piana, ai piedi del colle su cui si arrocca il borgo medievale di Navelli, ogni anno si rinnova l’appuntamento con la fioritura e la raccolta di questa pregiata spezia che dona sapore e colore a molti piatti della cucina mediterranea da tempo immemore. Mentre a settembre i campi ancora scintillano del verde dei teneri germogli, a partire da metà ottobre avviene la raccolta dei fiori dai vivaci petali di colore viola. Per scoprire di più su questa pianta dalle straordinarie proprietà, non possiamo far altro che consigliarvi un itinerario tra i borghi del “Consorzio per la tutela dello Zafferano dell’Aquila”, interessante per scoprire le origini di un prodotto tipico e della cultura contadina che intorno a esso si è sviluppata.

Nei dintorni


Nei dintorni

I dintorni di Prata d’Ansidonia sono davvero interessanti oltre che facilmente raggiungibili. A poco più di 20 minuti in auto, si trova Santo Stefano di Sessanio, minuscolo ma suggestivo borgo fortificato all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso, gioiello architettonico medievale e perfettamente conservato e inserito nel paesaggio circostante. Imperdibile la porta Medicea, all’ingresso del borgo, sulla quale è ancora ben visibile lo stemma della grande famiglia fiorentina, i cui membri saranno Signori di Santo Stefano fino al 1743. In fase di restauro dopo il terremoto del 2009 la trecentesca Torre Medicea, simbolo del paese. Da ammirare anche Casa del Capitano e Palazzo delle Logge, oltre alla chiesa di Santo Stefano e a quella della Madonna del Lago. Una volta qui, non potete andare via senza aver gustato un’ottima zuppa a base di lenticchie, nelle sue diverse varianti: con quadratini di pane fritto in olio d’oliva, con patate, con salsicce o abbinata a diversi  formati di pasta fatta in casa. Le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, piccole, di colore scuro e dal sapore intenso, sono una varietà autoctona tutelata da un Presidio Slow Food in quanto sempre più rare e difficili da reperire. 

Da Santo Stefano è facilissimo raggiungere il castello di Rocca Calascio, scelto da tantissimi registi come set per le riprese di film e spot pubblicitari. Si tratta di uno dei castelli più alti in Europa (a 1.512 m slm) e colpisce già lungo il tragitto percorso in auto per raggiungerlo per la sua posizione strategica e dominante. Il Castello di Rocca Calascio è stato scelto per girare scene dei film Lady Hawke, il Nome della Rosa, il Viaggio della Sposa, The American e molti altri.

Sempre a 20 minuti di distanza da Prata d’Ansidonia ma in direzione Ovest si trovano le Grotte di Stiffe, percorso sotterraneo di estrema bellezza naturalistica. Per i geologi le grotte sono in realtà una “risorgenza”, ovvero il punto in cui un fiume sotterraneo torna in superficie. La grotta è visitabile per circa 600 metri in profondità, in un percorso lungo il quale si rimane incantati davanti a stalattiti, stalagmiti, colonne e… vele. In questo suggestivo scenario si resta a bocca aperta davanti a una cascata con un salto superiore ai 20 metri. Ricordiamo infine che, ogni anno, le Grotte diventano, dall’8 dicembre al 6 gennaio, un’immensa scenografia che riproduce le più importanti scene del Presepe.

A 10 km di distanza, direzione Sud, vi consigliamo una sosta a Bominaco, paesino di appena 50 anime arroccato sulle montagne, che custodisce uno dei gioielli architettonici più belli e importanti d’Abruzzo: l’Oratorio di San Pellegrino nella Chiesa di Santa Maria Assunta. Entrambi facevano parte di un Monastero risalente all'inizio dell'era cristiana quando, tra III e IV secolo, il luogo divenne la sepoltura di San Pellegrino, martirizzato a Bominaco trafitto da lance. La datazione della chiesa di Santa Maria Assunta non è certa ma sicuramente precede la data del 1180 riportata sul pulpito e del 1223 riportata e sull'altare. Le prime fonti storiche che citano la chiesa sono un diploma imperiale di Corrado II del 1027, un diploma di Enrico V del 1118 ed una bolla di Leone IX del 1051. L’oratorio di San Pellegrino è una piccola cappella completamente affrescata nel XIII secolo (e per questo definita “Cappella Sistina d’Abruzzo”), grazie al contributo dell’Imperatore Carlo Magno. L’oratorio offre un incredibile contrasto tra la struttura esterna piuttosto anonima e l’interno, caratterizzato da un’esplosione di colori data dagli affreschi, recentemente restaurati. Un luogo magico e mistico che lascia ogni visitatore a bocca aperta. Le pareti e le volte sono completamente affrescate con episodi tratti dal Vangelo, l’infanzia di Cristo, la Passione, il Giudizio Finale e alcuni episodi della vita di San Pellegrino.
Gli affreschi rappresentano uno dei più antichi calendari monastici, con le personificazioni dei mesi.

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